RIFLESSIONE - TESTIMONIANZA di FEDERICO QUAGLINI
al 1° convegno su NUCCIA TOLOMEO del 26 / 01 / 2007
PARROCCHIA di MATERDOMINI - CATANZARO
Ciao a tutti con molta fraternità. Un caro saluto al nostro arcivescovo, che è il
rappresentante massimo della chiesa. Questo momento ecclesiale che stiamo vivendo è un
momento di grazia. Io mi sento indegno ad essere qui a testimoniare un dono prezioso che
Dio ha fatto a questo peccatore che vi sta parlando. Io ho conosciuto Nuccia attraverso la
signora Maria Spasari, nostra collaboratrice da tanti anni, in occasione della mia prima
missione in Calabria, in nome e per conto di Radio Maria, in quanto responsabile per la
promozione, la diffusione e la ricerca di volontari e di “formichine”, nelle regioni italiane e
ultimamente in giro per il mondo. Era l’inizio del 1994.
Questa missione in Calabria iniziava a Catanzaro. Arrivai quel giorno con più di
un’ora di anticipo, e Maria mi disse: “A Catanzaro Sala, c’è una ammalata che ti ascolta via
radio, gradirebbe conoscerti”. Quello fu il primo dono di libertà che Dio mi ha dato. Potevo
dire: “no”, invece ho detto: “si, andiamo!”. Con quell’incontro in quella casetta, che ho
definito “la piccola Nazaret”, “la piccola Betlemme” del tempo moderno, e’ iniziata una parte
importante della mia vita. Sono affezionato a quella casa, ma ancor di più a lei.
............................................................................................................TESTAMENTO SPIRITUALE
Risentendolo e rivivendolo oggi il testamento spirituale, che quella notte
trasmettemmo con Maria Spasari, quale emozione! Io, piccolissimo, mi sono trovato in una
realtà più grande di me, che non ho valutato nel suo valore nel momento contingente, nei circa
tre anni che ho condiviso con lei, di notte fonda. Lei disse: ”Federico, la nostra trasmissione
chiamiamola “Beati gli ultimi”. E io ancora oggi mi sento “ultimo” dinanzi alle grandezze di Dio.
Mi ripeteva spesso una frase, in privato e in trasmissione, quando dialogavamo,… lei
da casa sua col telefono, io la chiamavo, la mandavo in onda, in diretta… mi diceva:
“Federico, ricordati, servi inutili siamo, abbandonati alla volontà di Dio”. Oggi ci siamo,
siamo utili per un certo servizio, domani potrebbe essere tutta un’altra cosa.
La seconda emozione che mi aiuta a vivere i problemi, le gioie, le sofferenze: il
testamento spirituale è stato pietra miliare per migliaia di sofferenti, non solo in Italia, ma
anche in Canada, negli Stati uniti, in Germania, … che ci ascoltavano, scrivevano e
testimoniavano. Quante lettere! (manderò tutto a Padre Pasquale, perché ne faccia la debita
raccolta per il giusto uso). Nuccia è stato certamente un momento importante per molti, non
solo per me, perché è stata ‘strumento’ di evangelizzazione.
Ella è stata UNA CONDUTTRICE ANOMALA
Non è mai successo che una persona potesse tenere un programma radiofonico da un
letto di sofferenza, in quelle condizioni di impossibilità fisica. A causa della paralisi
progressiva, con il corpo contorto, Nuccia aveva non solo difficoltà nel movimento, ma anche
soffriva nel parlare. I medici stessi non sapevano darsene una ragione su come poteva vivere
questa creatura. Ma io dico: “ come poteva parlare e dire quelle cose, se non perché Dio
parlava attraverso di lei”. A causa di quel catarro, che la disturbava, e che non riusciva ad
espettorare…molto spesso mozzava le parole. Ma lei faceva una breve pausa e si riprendeva,
perché oltre la cornetta del telefono aveva in mano quella che Padre Pio chiamava ‘l’arma’,
l’arma che non fa male, che non uccide, ma dà la vita: la corona del rosario.
Un giorno ricevo una lettera con dentro il testamento spirituale, una fotografia della
madonnina di Fatima, che era stata per tre giorni in casa sua, un fiore che era stato davanti a
quella madonnina e la coroncina della mamma di Nuccia.
Nuccia, che sapeva quanto è stato importante Padre Pio nella mia vita e nella mia
conversione, sempre mi raccomandava quell’ arma. Nel vederla con l’immagine di Padre
Pio tra le braccia, sul letto di morte, ho detto: Signore Ti ringrazio, …succeda qualsiasi
cosa… Nuccia, questa conduttrice anomala, che ho avuto la grazia di conoscere, di lavorare
con lei, in quella trasmissione “Beati gli ultimi”, è il mio parafulmine. E per lei gli ultimi
non erano solo i malati, i sofferenti, ma anche i carcerati, i poveri, i disperati. Mi trovavo bene
con lei nel parlare di queste creature. Ecco cosa mi ha insegnato e rafforzato nella mia vita.
Grazie Nuccia, grazie, Signore.
NUCCIA AI PIEDI DELLA CROCE
La risposta migliore a ciò che Nuccia ci ha detto probabilmente è il silenzio. Rischierei
di sporcare la limpidezza con la quale ci ha descritto la sofferenza, l’amore, la gioia,
l’accettazione, l’offerta, …il suo vivere ai piedi della croce. Al centro della sua vita, la croce!
Oggi la sofferenza è rifuggita, fa paura, si scappa. Si cerca di trovare ogni palliativo,
ogni contributo, per evitare la sofferenza e la morte. Nuccia ci ha mandato un messaggio di
accettazione: il Signore ha preparato per me un corpo debole, lei ha detto. Ha preso
coscienza di essere una creatura così come Dio l’ha voluta e non si è rifiutata di vivere quella
vita. Questo è un insegnamento profondo: accettare quello che Dio vuole per noi e da noi. Dio
si serve di noi, soprattutto delle nostre povertà, non solo fisiche. Nuccia ci ha insegnato a
vivere anche le nostre povertà spirituali, quando ci parla di accettazione, di amore alla croce,
di gioia, di pace. Ognuno di noi ha la sua sofferenza, e Nuccia con i suoi angeli …l’esistenza
degli angeli è una verità di fede…e con la sua preghiera ha dato ai sofferenti quell’aiuto
spirituale che ognuno di noi cristianamente e reciprocamente dobbiamo darci, perché il nostro
battesimo abbia un senso e un valore. Non vergogniamoci delle sofferenze che abbiamo, che
viviamo; non vergogniamoci di offrirle al Signore, non nascondiamole le sofferenze, ma
evidenziamole dinanzi a Dio, perché siano strumento di aiuto per i fratelli.
Torno a Varese con una grazia ricevuta in questi due giorni che ho vissuto qui, oggi in
modo particolare: Con il nostro vescovo, con i nostri sacerdoti, con la chiesa, con questo
popolo di Dio, con questa testimone di fede, anch’io ho detto: Grazie Nuccia, perché mi stai
aiutando in tante piccole grandi prove, personali, intime, che anch’io sto vivendo e accetto dal Signore.
Prima di conoscere Nuccia, facevo più fatica. Lei mi ha insegnato a viverla la
sofferenza e ad accettarla, per essere strumento di aiuto per chi, la notte a radio Maria,
si aggrappa: “Federico, Federico”.
…Sono nessuno… e allora quante volte ho invocato Nuccia: ”Cosa dico a questa
creatura che sta telefonando? a questa donna che piange? A questo giovane drogato che mi
dice:” Voglio assassinarmi, voglio uccidermi, cosa sto a fare al mondo!”
Nuccia, aiutami, Signore, aiutami. Vi do la mia voce, la mia parola, parlate voi. Oggi
ho bisogno più di ieri che Nuccia mi dia una mano. Vi chiedo di pregare, anche lei, perché
interceda presso il Signore, che mi aiuti da questo momento in avanti. Vi ringrazio.